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Storie di provincia pre-194

Il diritto all’aborto della donna è stato decretato in Italia nel 1978 attraverso la legge 194. Prima di arrivare al referendum abrogativo che ne sancì la legittimità, l’aborto e l’uso dei contraccettivi erano considerati un reato penale punito anche con la reclusione. In quegli anni, mentre i movimenti femministi reclamavano a gran voce la necessità della donna di riappropriarsi del proprio corpo, non si deve credere che non ci fosse modo di accedere ad un’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). 

 

All’epoca infatti, attraverso l’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica), si formarono in tutto il Paese dei consultori atti alla cura ed alla prevenzione ginecologica, attraverso cui poter abortire clandestinamente ma in sicurezza. Ne abbiamo testimonianza da un’amica ora residente in Valdichiana che negli anni ‘70 viveva in un paesino fuori Prato. Ci spiega che alcune donne che frequentavano tali consultori, praticavano l’IVG assistite e/o istruite da quei medici che, come loro, non accettavano la legge antiabortista vigente e mettevano a rischio la propria libertà per quello in cui credevano. Ciò avveniva all’interno di case private, solitamente messe a disposizione da altre donne, tra cui lei. Due o tre signore – preparate, oltre che sulle pratiche abortive, sulla cura ginecologica, sulle infiammazioni e sulle infezioni virali e batteriche – facevano prevenzione ed insegnavano alle donne ad auto-visitarsi. I medicamenti erano principalmente naturali, dall’uso dello yogurt per le infezioni, all’amido al posto dei saponi, all’uso di erbe quali la genziana. Oltre a queste realtà, per un certo periodo, fu possibile accedere all’aborto grazie a medici come Giorgio Conciani, ginecologo che operava a Firenze e che fu tra i formatori delle donne dei consultori. Ricordiamo lui in particolare perché si espose apertamente con le sue convinzioni, anche se in realtà, attraverso il CISA (Centro Informazione Sterilizzazione ed Aborto, legato al Partito Radicale), furono diversi i medici che assistettero clandestinamente le donne nella loro IVG. Nel ‘76 il suo arresto, assieme a quello di alcune donne e membri del centro, scosse notevolmente l’ambiente femminista italiano, dando un forte impulso alle lotte per i diritti della donna. Grazie anche a quelle aspre lotte, oggi abbiamo la legge 194. Tuttavia, nonostante ciò, l’IVG viene praticata solo in poco più della metà degli ospedali e circa 7 medici su 10 sono obiettori di coscienza (fonte: Associazione Luca Coscioni); in sole tre regioni (Toscana, Emilia-Romagna e Lazio) viene distribuita dai consultori la RU486 (pillola per l’aborto farmacologico). Per informarvi sui (pochi) medici non obiettori presenti nelle diverse zone d’Italia potete consultare https://obiezionerespinta.info/.

Il governo attuale propende per posizioni antiabortiste ed antiassistenzialiste, la stessa ministra della Famiglia e della Natalità Eugenia Roccella ha dichiarato che l’aborto sia «il lato oscuro della maternità», una «scorciatoia che non dovrebbe più esserci» e la pillola abortiva RU486 «un enorme inganno». 

 

Dobbiamo fare attenzione: l’aborto è stato un reato ieri e può tornare ad esserlo domani. La 194 è una legge che difficilmente viene applicata e che non rispetta davvero la dignità della donna. Lasciate che sia la donna a decidere del suo corpo!