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ECOFEMMICOSA?

L’ecofemminismo è un movimento nato negli anni ’70, e consolidatosi negli anni ’80, soprattutto negli USA e in Inghilterra, dove centinaia di donne pacifiste e femministe organizzarono dei sit-in contro l’installazione di missili nucleari. Insieme cantavano, gridavano, piangevano, alcune si vestivano da streghe e tiravano sorti al Pentagono… Il movimento denunciava il legame tra la distruzione della terra e le differenti forme di oppressione delle donne

 Rileggendo la storia dal punto di vista delle donne, l’ecofemminismo fa notare come con la nascita del sistema capitalista, nel tardo Medioevo, una nuova organizzazione sociale venne messa in atto: la donna fu relegata ai lavori domestici, non retribuiti, alla dipendenza economica dal marito e ad occuparsi della prole che sarebbe diventata la nuova forza lavoro. Furono bruciate le donne indipendenti che non accettavano il nuovo sistema sociale, le ostetriche che avevano il potere sulle nascite e tutte coloro che sfuggivano al controllo maschile: le streghe. Parallelamente l’idea della natura come ventre prezioso e sacro venne poco a poco smontata da poeti, filosofi e scienziati che iniziarono a veicolare l’idea di una natura da domare, proprio come il corpo femminile, e da cui trarre le risorse da mettere al servizio del profitto e della modernità. 

 

Se oggi l’ecofemminismo riprende vita è perché ci rendiamo conto dei disastri operati dall’uomo sull’ecosistema e del bisogno di ricucire un legame profondo col mondo animale e vegetale. La dominazione sulla terra così come la dominazione sulle donne, funziona secondo uno stesso modello piramidale predatorio. La predazione sta al centro del nostro sistema economico e sociale: si prende si usa si getta il corpo delle donne quando queste sono violentate, si prendono si usano si gettano le risorse della natura inquinando gli oceani e le terre. Non serve ribaltare la piramide, invertire il potere, quello che oggi il movimento ecofemminista propone è di indagare le cause del sistema binario che oppone uomini e donne, natura e cultura, per trovare una nuova maniera di esistere, nel rispetto dei diritti delle donne e delle risorse del pianeta. 


Vandana Shiva
, militante femminista ed ecologista, è oggi l’icona mondiale del movimento ecofemminsita. Dopo studi di fisica quantistica e filosofia, si unisce come volontaria al movimento Chipko costituito da donne contadine che rimanevano abbracciate agli alberi per lottare contro la deforestazione nell’Himalaya. Inizia così la sua lotta contro lo sfruttamento della sua terra d’origine.

Nel corso degli anni si è mobilizzata perché le donne del suo paese prendessero parte allo sviluppo delle terre agricole, promuovendo la conservazione delle semenze per limitare la dipendenza dalle industrie straniere e dalle multinazionali. 

Ha capito che le sue concittadine possedevano una larga conoscenza delle virtù nutritive e curative delle piante, esse lavoravano rispettando i cicli dell’ecosistema e ciò permetteva di proteggerne la vita.

Vandana Shiva ha ricevuto il premio Nobel alternativo per aver messo l’ecologia e le donne al centro dello sviluppo moderno.

In Italia il movimento ecofemminista ha mosso i primi passi dopo la catastrofe di Chernobyl, nel 1985, e proprio in risposta a quest’ultima. Oggi Laura Cima è una delle portavoce più importanti: “In Italia l’ecofemminismo sta entrando nelle discussioni di molti gruppi di femministe – racconta Cima – con l’idea di iniziare ad individuare gli aspetti da cambiare a livello locale.

Think global, act local.”