VaZine

Fatoumata' e il coraggio di dire no

Un Mondo di Donne è il podcast a cura di Collettivo VaZine che registra voci, da tutto il mondo, di donne che fanno la differenza.

Fatoumata Seydi è una donna senegalese che vive a Kolda, una cittadina della Casamance, regione del Senegal meridionale incastonata tra Gambia e Guinea Bissau, famosa per le sue foreste di mangrovie, i suoi terreni fertili, i suoi villaggi pittoreschi e le sue spiagge di finissima sabbia bianca. Insieme ad altre etnie minoritarie quali Wolof, Peul e Sérèr, la Casamance è il luogo dell’etnia Jola, dalla spiccata tradizione animista. In questa regione, la pratica delle mutilazioni genitali femminili è purtroppo ancora diffusa. 

 

 

Sono entrata in contatto con Fatoumata tramite Aminata Sy Ndiaye, femminista senegalese, attivista nella difesa dei diritti delle donne e delle ragazze. Come la nonna e la madre prima di lei, Fatoumata era destinata a perpetuare la tradizione della mutilazione genitale femminile nel suo villaggio e nei dintorni, avendo ereditato l’unico strumento necessario per la sua pratica: un coltello, lo stesso che la nonna aveva utilizzato per mutilare lei quando era ancora troppo piccola per ricordare. Fatoumata ha però preso una decisione coraggiosa e si è rifiutata di protrarre la tradizione di famiglia.

Fatoumata, puoi presentarti e raccontarci del posto in cui vivi?

Mi chiamo Fatoumata Seydi e vivo a Medina Chérif.

 

Sappiamo che in Senegal le mutilazioni genitali femminili sono ancora molto diffuse, soprattutto nei villaggi e nelle zone rurali isolate, nonostante una legge che ne vieta l’attuazione e l’esistenza di numerose campagne di sensibilizzazione. Potresti dirci qual è il ruolo di questa pratica nella tradizione e perché viene ancora effettuata?

Questa pratica occupa un posto importante nella mia comunità. Mia madre mi ha donato un coltello. Poiché ho capito che la mutilazione non è una buona pratica, non utilizzo il coltello che viene invece utilizzato solo per il benessere e la sicurezza della famiglia. In caso di incidente, il coltello lasciato in eredità funge da rimedio. Ad esempio, se qualcuno perde i capelli, posso usarlo per riportarli indietro. 

 

Il Senegal è misticismo, un Paese in cui tutto è velato di magico. Marabout, talibé, yaye drianke (nonne) alla ricerca di gri gri (amuleti) da spedire in Europa ai figli emigrati, commercianti desiderosi di avere miscele magiche che possano garantire un numero sempre crescente di clienti.

 

 

Cosa intenda Fatoumata quando pronuncia queste parole ce lo spiega meglio Aminata Sy Ndiaye: «Quando Fatoumata parla di utilizzo del coltello solo per il benessere e la sicurezza della sua famiglia, ci vuole parlare del lato mistico della mutilazione. Intende dire che il coltello utilizzato in passato per mutilare ha un potere che può anche aiutare una donna che ha perso i capelli a recuperarli, ma misticamente parlando».

 

 

Aminata ci dice che solo le donne che la praticano sanno come farlo.  

«Sai che queste donne possono praticare la mutilazione anche a distanza? Colei che la pratica può trovarsi nel paese X e la ragazza che la riceve nel paese Y, perché esiste un lato mistico. Una donna che praticava la mutilazione mi ha spiegato che alle giovani donne Peul che vivono all’estero, per esempio in Francia, viene eseguita l’escissione dal Senegal e che queste ragazze, nonostante non subiscano direttamente una vera mutilazione, sono comunque in grado di percepire il dolore dell’atto, ma misticamente parlando».

Aminata ci dice che solo le donne che la praticano sanno come farlo.  

«Sai che queste donne possono praticare la mutilazione anche a distanza? Colei che la pratica può trovarsi nel paese X e la ragazza che la riceve nel paese Y, perché esiste un lato mistico. Una donna che praticava la mutilazione mi ha spiegato che alle giovani donne Peul che vivono all’estero, per esempio in Francia, viene eseguita l’escissione dal Senegal e che queste ragazze, nonostante non subiscano direttamente una vera mutilazione, sono comunque in grado di percepire il dolore dell’atto, ma misticamente parlando».

 

Fatoumata, ci sono fattori religiosi associati alla mutilazione genitale femminile? 

La mutilazione non va bene, non ha nulla a che fare con la religione. Non averla subita non impedisce la preghiera.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato le mutilazioni genitali femminili in tre categorie:
– asportazione parziale o totale del glande clitorideo
– asportazione parziale o totale del glande clitorideo e delle piccole labbra
– infibulazione: asportazione totale o parziale, a seconda delle usanze, del clitoride, delle piccole e delle grandi labbra con relativa sutura della vulva, lasciando solo un piccolo orifizio per la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale.

 

Sai che tipo di mutilazione viene effettuata nella tua comunità? 

Ne esistono di diversi tipi. Quando ero piccola me lo ha insegnato mia madre. Quando la vedevo praticare, non mi rendevo conto di cosa accadesse, mi diceva semplicemente che a volte toglieva qualcosa per evitare malattie, o toglieva poco o toglieva tutto. Ma era solo teorico perché non capivo cosa facesse realmente. Poi sono cresciuta e mi ha passato il coltello.  

La mutilazione viene generalmente praticata sulle bambine quando sono piccole, dai 2-3 mesi ai 4 anni. A volte viene fatta anche da più grandi (dai 4 ai 14 anni) ma diventa molto dolorosa. 

Questa pratica continua ad essere considerata una tappa necessaria per le bambine al fine di poter avere, una volta adulte, relazioni sessuali con gli uomini. Infatti, dopo che una donna è stata mutilata, smette di avere paura di avere relazioni sessuali con gli uomini.

 

Chi decide se e quando una ragazza verrà mutilata? 

In generale sono le madri che decidono quando e se la loro figlia debba subire una mutilazione, perché, se non vogliono, nessuno potrà farlo.

Nel mio caso, mia madre praticava la mutilazione ed io, essendo sua figlia, dovevo continuare la tradizione di famiglia. Un giorno ho trovato il coltello in camera. Questo era il segno che dovevo sostituirla. Ma mi sono rifiutata perché per me è sbagliato.

 

Aminata Sy Ndiaye ci spiega che spesso dietro alla decisione delle madri c’è una pressione sociale della comunità. Una madre può scegliere se e quando far mutilare la propria figlia, a volte è una scelta personale, altre volte una pratica imposta da norme sociali e culturali.

 

Dopo essere state mutilate, le bambine sono consapevoli di ciò che hanno subito? Qualcuno spiega loro cosa hanno sofferto? 

Nessun adulto spiega loro niente e, come a volte accade, se chiedono qualcosa, viene semplicemente detto loro che non gli è stato fatto nulla. Però, le bambine parlano tra loro e si raccontano cosa hanno subito. 

 

Cosa succede al corpo delle donne dopo la mutilazione? Quali sono le conseguenze fisiche e psicologiche? Cosa succede in caso di gravidanza?

Il primo giorno dopo la mutilazione le bambine sperimentano mancanza di appetito, paura ed insicurezza. Piangono e quando sentono o vedono degli adulti avvicinarsi sono intimorite, perché temono che l’operazione venga ripetuta. Alcune bambine dimagriscono e perdono molto sangue. Dopo qualche giorno cominciano a dimenticare, anche se la paura rimane nel loro cuore. Quando la paura passa, significa che le bambine sono diventate grandi ma, nonostante ciò, si ricorderanno cosa hanno subito per sempre. Per questo la mutilazione è sbagliata.

In caso di gravidanza le donne che hanno subito una mutilazione possono avere molti problemi tra cui dimagrimento e abbassamento della pressione sanguigna. La donna ha serie difficoltà quando è incinta. La mutilazione non va bene.

 

Fatoumata, quando una donna infibulata si sposa deve essere deinfibulata? Potresti spiegarci di cosa si tratta e quali problemi può causare?

Prima la deinfibulavano, ma c’erano molti problemi, molto dolore, molte malattie. A volte la donna rimaneva per giorni senza poter camminare, ed era molto preoccupante. Per questo oggi non viene più praticata.

Babacar Sy, coordinatore del centro giovanile di Kolda, dove un progetto si occupa di sensibilizzare i più giovani, in un servizio di SkyTG 24 spiega che «quando una ragazza si sposa subisce la deinfibulazione. Si va ad aprire quel foro ed è una seconda violenza per loro, costrette una volta sposate a rapporti sessuali per una settimana dopo l’operazione per evitare la cicatrizzazione. Queste ragazze provano un dolore fortissimo, che associano al marito».

 

Abbiamo letto che esistono pratiche mediche per la ricostruzione chirurgica della clitoride. Lo sapevi? Cosa ne pensi?

Non ero a conoscenza di questo intervento, ma è comunque positivo perché permette alla donna di ritrovare il benessere coniugale e la soddisfazione sessuale. Non c’è niente di meglio, perché avrà pace e salute.

 

La mutilazione genitale causa una riduzione o perdita del piacere sessuale? Di questo argomento se ne parla? 

La mutilazione riduce il piacere sessuale, ma questo non è un argomento discusso.

 

Quali azioni concrete potrebbero essere messe in atto per aiutare le donne mutilate? 

Nel mio caso, mantengo rapporti di fiducia, mi confronto con le persone e faccio sensibilizzazione. Con le bambine riesco a parlare apertamente per sensibilizzarle sul tema, mentre con gli adulti parlo ma in privato e senza farmi vedere. Faccio queste attività concrete per aiutare le donne mutilate.

 

Secondo te, le associazioni internazionali e locali che lavorano su questo tema stanno adottando l’approccio giusto? 

L’approccio delle organizzazioni internazionali è buono, la sensibilizzazione è buona, in particolare quella fatta con i bambini e con le donne. Lo apprezziamo e acquisiamo nuove competenze. C’è solo bisogno di rinforzare le azioni e continuare.

 

Come è stata accolta la tua rottura con la tradizione nella tua comunità e nella tua famiglia?

La gente non ha apprezzato, dice che non va bene che abbia deciso di non praticare, ma io ho deciso di smettere comunque, nonostante la pressione della mia comunità. Io non pratico più e le bambine della mia comunità adesso stanno bene.

 

Il tuo caso è un esempio di cambiamento. Come hai preso questa decisione? 

Le mutilazioni femminili non vanno bene oggi come non andranno bene domani. Ho preso la decisione di non mutilare dopo aver capito che questa non è una buona pratica. Ho deciso di non effettuare l’asportazione, ho smesso di effettuare l’asportazione, è una mia decisione. 

 

Grazie Fatoumata, per il tempo che ci hai dedicato e per quello che fai, abbi cura di te e buona fortuna! E come disse Rosa Luxemburg, «la libertà delle donne è il segno della libertà sociale».

Fonti

https://tg24.sky.it/mondo/2023/02/06/senegal-mutilazioni-genitali-femminili

 

Ringraziamenti 

Marco Simoncelli, per il contatto di Aminata Ndiaye e per le sue meravigliose foto

Aminata Ndiaye, Abou Ba,  Babacar Sy, Tamba Ndao e Aminata Abdoulaye Hama per il supporto con l’intervista e la traduzione dal Peul al francese

 

Credits

Musica Podcast: “Notte Africana” di Luca Rossi

Foto: Marco Simoncelli / Amref